Veleno per topi somministrato da mesi, il risultato dell’autopsia di Giulia Tramontano
Incinta di sette mesi e barbaramente uccisa. Di Giulia Tramontano resta il ricordo di uno scempio che sottolinea la brutalità della violenza sulle donne.
Quello perpetrato ai suoi danni è un duplice omicidio, perchè con lei è morto il bambino che portava in grembo. Sulla sorte della 29enne uccisa dal compagno Alessandro Impagnatiello, la giustizia sta facendo il suo corso.
Non bastavano le 37 coltellate infertele, e neppure l’abbandono del corpo gettato via come spazzatura in un box di Senago, Milano. L’autopsia rivela dettagli agghiaccianti: Giulia era avvelenata da mesi dal compagno, con del topicida.
I risultati sono stati depositati mercoledì in Procura a Milano. I medici legali hanno rilevato tracce di veleno sia nel feto che nel sangue della ragazza.
L’incremento di somministrazione sarebbe avvenuto nell’ultimo mese e mezzo prima del femminicidio.Le analisi non hanno però rivelato le dosi con cui Giulia provava ad essere uccisa.
Sembra che Impagnatiello, una volta scoperto fedifrago della compagna, avesse cercato a dicembre, su internet, risultati sotto la voce “quanto veleno per topi è necessario per uccidere una persona”.
L’informativa dei carabinieri che nella villetta della coppia avevano sequestrato del topicida durante il primo sopralluogo, è stata confermata dall’esame autoptico: il “bromadiolone” è stato lo strumento con cui l’assassino avrebbe cercato di ammazzare compagna e figlio.
Aveva addirittura scoperto che il topicida perdeva potenza se somministrato con “bevande calde”. Dati confermati anche da una chat scambiata da Giulia con un’amica: “Mi sento una pezza, ho troppo bruciore di stomaco”.
La stessa autopsia ha stabilito che Giulia è morta soltanto dopo l’ultima coltellata, la 37esima, che è risultata fatale.