Virginia Woolf, sentiero di donna tra femminismo e abusi

Virginia Woolf, sentiero di donna tra femminismo e abusi

Intellettuale impegnata per la parità di genere, Virginia Woolf viene ricordata come estrema femminista. La scrittrice morta nel 1941 ha tracciato la storia della letteratura a prova di donna.

Innovativa nel suo stile narrativo, la romanziera creò dalla sua penna otto capolavori quali ‘Mrs Dalloway’ o ‘Gita al faro’. Indagatrice dell’interiorità dei suoi personaggi, Virginia invertì il procedimento narrativo tradizionale, diventando scrittrice di talento.

Virginia Woolf vittima di violenza di genere

Un profilo signorile ed elegante delinea il ritratto della donna che con il marito movimentò il Bloomsbury Group, un gruppo di intellettuali che si riuniva nella sua abitazione, parlando di cultura.

Razionalista ed esteta, la Woolf iniziò la sua attività di scrittrice nel 1915. Della sua produzione ricordiamo ‘Mrs. Dalloway’ (1925); ‘To the lighthouse’ (1927); Orlando (1928); ‘The waves’ (1931); ‘The years’ (1937; trad. it. 1955); ‘Between the acts’ (1941), insieme a due biografie e molti saggi critici.

Autrice di una narrativa sperimentale, nella sua prosa descrisse il temperamento di squisiti personaggi femminili. Li tratteggiava con la penna impugnata in piedi, mentre era intenta a scrivere chinata su un tavolo a tre pollici, come a trarre ispirazione dal suo stesso essere, freneticamente.

Affranta dal disagio interiore, tentò il suicidio a 22 anni, ma si salvò dopo essersi lanciata da una finestra troppo bassa. Aveva paura del sesso, tanto da asserire di voler sposare un amico omosessuale. Il motivo? Fu in prima persona vittima di abusi da parte del fratellastro.

Insicura, non amava essere immortalata negli scatti fotografici e provava un’avversione per le donne anziane che bevevano. Si sposò, ma dovette apprendere l’arte dell’essere una buona moglie iscrivendosi ad un corso di cucina, che si rivelò inutile, quando Virginia fece cadere la sua fede in un pasticcio di carne.

“Chi mai potrà misurare il fervore e la violenza del cuore di un poeta quando rimane preso e intrappolato in un corpo di donna?”, asseriva la Woolf, che nei romanzi parlava di donne che si ribellavano a padri, fratelli e mariti, proprio come lei, vittima di un maschilismo che vedeva la figura femminile sottomessa a quella maschile e per questo incapace di lavorare, pensiero scardinato dalla donna pioniera tra le pagine di un libro sull’orgoglio rosa.

Pina Stendardo

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